Per una serie di strane ragioni mi ritrovo a pensare alla lusinga.
Rifletto su una definizione (e prospettiva) che ne è stata data: esordio finalizzato alla manipolazione.
Può essere un punto di vista…
Rifletto in particolare sul perchè siamo così sensibili alla lusinga e mi chiedo se il suo fascino sia solamente legato al bisogno di sicurezza/approvazione.
Cosa ci spinge ad assecondare “l’amor proprio” che dovrebbe appartenerci a prescindere?
Non si è immuni dalle lusinghe…non lo sono neanche io…
Perchè la lusinga non è un complimento:dalla lusinga siamo sedotti, incoraggiati, indotti a volte al compimento di azioni che di norma non ci apparterrebbero.
Cosa ci difende allora dalla lusinga?
Forse niente o forse la consapevolezza che il piacere immediato che ne deriva è solo un riflesso nell’acqua: mobile e distorto.
Non siamo immuni dalla vanità, dall’applauso, dal consenso. ‘Senza domandarsi per quale gente’, cantava Lucio Battisti. Senza chiedersi in quale modo, sparava Cesare Battisti.
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Varrebbe la pena farsi allora qualche domanda in più… Tra una nota ed uno sparo… grazie per il tuo commento!
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Ma se invece fossero veri complimenti a cui ci sentiamo estranei ….x un’infinità di ragioni …dalla carenza di autostima o semplicemente di conferme, x parole mai dette e mai udite, e fossimo noi a ravvisarle in modo distorto
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Ciao Sabri, credo che del complimento sia importante l’origine, ovvero la persona da cui proviene. E’ più complicato quando non arriva da chi lo vorremmo se lo scopo è riconoscerci e farci riconoscere come valevoli proprio da chi ce lo nega.La distorsione dipende dal modo di vedere le cose e dalla prospettiva in cui ci mettiamo, perciò direi che se imparassimo ad autocomplimentarci perché soddisfatti di noi anche il complimento degli altri (soprattutto quello mancato) diventa un dettaglio. Lo so, è una operazione complicata. Anche per me. Grazie per il tuo commento, spero ne farai altri…
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